La relazione dentista-paziente gioca sicuramente un ruolo decisivo nella buona riuscita di un trattamento e nella soddisfazione del paziente. Questa relazione assume un profondo valore psicologico per entrambe le parti in causa: dolore, aspettative, speranze, delusione. Dentro la relazione dentista-paziente ci sono tutte queste cose, e molte altre ancora. A conferma della sua importanza, nel corso degli anni molti studi e teorie sono stati dedicati a capire come funziona o come dovrebbe funzionare la relazione tra il dentista e il paziente. Oggi ci soffermiamo su una di queste teorie, un vero e proprio classico: la teoria di Szasz e Hollender, del 1956. La loro teoria si riferisce, più in generale, alla relazione tra medico e paziente. Noi la analizzeremo in riferimento alla professione odontoiatrica. Secondo i due studiosi, esistono, di base, 3 modelli di relazione medico-paziente.
1. IL MODELLO ATTIVO-PASSIVO.
In questo tipo di relazione, il dentista ha un ruolo attivo, mentre il paziente ha un ruolo passivo. Tra le due parti, quindi, non c’è una vera interazione, perché il paziente non contribuisce attivamente alla relazione. Il paziente è un soggetto indifeso, bisognoso di cura. Il dentista, invece, ha pieno controllo della situazione, agendo sul paziente senza che questi contribuisca in alcun modo al processo di cura e alle decisioni da prendere. Questa relazione ha particolarmente senso nelle situazioni di emergenza, in cui le decisioni vanno prese in fretta, per non mettere a repentaglio la salute del paziente. Il modello di relazione attivo-passivo tra dentista e paziente può essere, per questi motivi, associato alla relazione tra genitore (dentista) e neonato (paziente).
2. IL MODELLO GUIDA-COOPERAZIONE.
Nel secondo tipo di relazione, il dentista assume il ruolo di guida nei confronti del paziente. Il paziente, da parte sua, non è in posizione passiva, come nel primo modello. È piuttosto un soggetto dotato di pensieri, sentimenti e aspirazioni. La sua cooperazione con il dentista, quindi, è indispensabile all’interno della relazione. Il dentista è in posizione di potere, poiché è solo lui a indicare la strada da percorrere. Ma, a differenza del modello attivo-passivo, qui il dentista spiega al paziente perché percorrere quella strada, e si aspetta che il paziente decida, consapevolmente, di seguirlo. Questo tipo di relazione si realizza più facilmente nelle situazioni meno gravi, ad esempio durante una visita di check-up. Riprendendo la metafora fatta con il primo modello, possiamo paragonare il modello guida-cooperazione alla relazione tra genitore e figlio, non più neonato, ma adolescente.
3. IL MODELLO DI MUTUA PARTECIPAZIONE.
In questa relazione, dentista e paziente sono sullo stesso piano. Il dentista non stabilisce da solo cosa fare, ma lo decide assieme al paziente. Il paziente, quindi, contribuisce attivamente alla relazione, avendo lo stesso potere del dentista. La filosofia di fondo del modello di mutua partecipazione, è che entrambe le parti devono avere uguale potere, mutua indipendenza e uguale soddisfazione. Il paziente è responsabile tanto quanto il dentista dell’esito della terapia. In un certo senso, il modello di mutua partecipazione pone il paziente nella condizione di prendersi lui stesso cura di sé. Un esempio in cui questo tipo di relazione è applicabile è nel trattamento di disturbi cronici, come le carie o i problemi periodontali. Tornando alla nostra metafora, la relazione di mutua partecipazione tra dentista e paziente è paragonabile a quella tra adulto e adulto.
Ecco spiegato, in estrema sintesi, una delle teorie classiche della relazione medico-paziente. Come al solito, ti invitiamo ad esprimere il tuo punto di vista con un commento qui sotto.
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